23 luglio 2020

Il volume sociale nello spazio degli enti di promozione

Martedì sera gli Enti di promozione sportiva hanno incontrato, in videoconferenza, il ministro dello Sport, Spadafora, potendo così rappresentare le loro istanze in vista dell’approvazione della riforma dello sport che, confermata dallo stesso Spadafora, avverrà entro agosto. Disponibile al confronto, va ringraziato il ministro, che non si è sottratto al dialogo, a volte anche spigoloso, prendendo nota delle preoccupazioni degli enti. Inutile negare infatti che il testo unico della riforma, allo stato attuale, crea molte preoccupazioni nella diversificata e diffusa realtà dello sport di base. Dando atto che molti aspetti della riforma sono condivisibili e che un quadro normativo più aggiornato sia ormai necessario, va sottolineata la nostra presenza, quali Enti che promuovono lo sport accessibile a tutti, non specialistico o professionale, nella vita della Nazione. È vero che il Csi, curandosi dei giovani e con un ventaglio di proposte ludiche per i più piccoli, non è il solo ente quotidianamente impegnato a proporre sport educativo. È però assai rappresentativo nel settore e da 76 anni offre e organizza con risultati straordinari anche attività sportiva agonistica per migliaia di atleti e dirigenti impegnati nei campionati di calcio, volley, basket, nuoto, sci e molto altro: un mondo che non ha le connotazioni della professionalità ma quelle della serietà, della affidabilità, della continuità e dell’inclusione. Queste peculiari caratteristiche vanno tutte salvaguardate. Dunque ben vengano norme chiare e applicabili, o i doverosi controlli dello Stato. Se qualcosa non è fatto nelle regole, i primi danneggiati sono proprio quegli Enti rispettosi delle norme. Non è più il tempo di sole autocertificazioni: occorrono verifiche puntuali sulla veridicità. La legge contiene spunti buoni e interessanti che vanno assimilati e condivisi, su cui la promozione sportiva deve trovare altro tempo per confrontarsi. Chi meglio, infatti, può illustrare le esigenze del territorio e delle società con cui nel Paese abbiamo scritto la storia dello sport?

L’attività sportiva non è un movimento marginale in Italia e dobbiamo tutelarla per il bene che produce ogni giorno, in termini sociali, economici, sportivi e culturali. Lo sport non è poi proprietà esclusiva di qualcuno: né degli Enti, né delle Fsn. C’è spazio per tutti, ma ciascuno faccia al meglio ciò che gli compete. Nei grandi cambiamenti non può mancare attenzione verso quegli atteggiamenti scorretti di chi tende a danneggiare gli altri per conseguirne un indebito vantaggio. Ok difendere i propri interessi, ma in una concorrenza leale che premi chi è più bravo e affidabile. Gli Enti devono poter proporre attività sportiva organizzata, certo non a livello professionistico, continuando ad offrire ai cittadini sport competitivi, ma dentro i canoni dell’amatorialità. Negli anni della società malata di sedentarietà e carenza di attività fisica, penalizzare chi organizza sport alla portata di tutti, inclusivo e accogliente, è esattamente il contrario di quanto si dovrebbe fare e sia auspicabile da responsabili nazionali che abbiano a cuore benessere e progresso sociale. Specie in un mondo drammaticamente scosso ma che cerca di guardare ad un futuro migliore del presente. Nel rispetto dei bambini e dei giovani, interamente dipendenti dalle scelte fatte oggi ma con ricadute decisive sul loro futuro.

L'angolo del Presidente

Il volume sociale nello spazio degli enti di promozione

Vittorio Bosio

Presidente Nazionale